Intervista ad Amleto

 

1. In che anno è arrivato al Maria Luigia  ?

Prima di entrare al Maria Luigia ho gestito per parecchi anni lo Snack, il bar che si trova proprio di fronte, dove preparavo le merende che portavo in Convitto. Sono  stato il “merendero” per qualche anno, poi nel 1983 sono entrato al Maria Luigia dove ho allestito  un bar vero e proprio che tengo aperto anche oggi.

2. Cosa faceva prima di venire al Maria Luigia ?

Prima di venire al Maria Luigia ero un personaggio piuttosto singolare, giravo il mondo con il circo insieme alla mia prima moglie, scomparsa nel 1993. Ho cominciato con un circo piccolo e poi sono arrivato al grande circo, nelle grandi città; lavoravo nel circo Orfei che in quel momento era il numero uno in campo nazionale. Ero il clown, il pagliaccio.

3. Ci può raccontare la sua vita da clown ?

La vita del clown è difficile da raccontare perché occupa un arco di tempo molto lungo. In sintesi, dirò che mi piaceva tantissimo perché ho sempre esercitato questa arte per il divertimento dei bambini, specialmente i più piccoli. E’ stata tanto importante che avrei voluto dedicare molto più tempo ed energie per avere la soddisfazione di vederli ridere, divertirsi e diventare loro amico. Quello che ho sempre tenuto presente è stato il rapporto tra il pagliaccio, me stesso e il bambino. Essere clown mi piaceva molto; mi ha permesso di girare mezza Europa e tutta l’Italia. Ricordo la prima volta che siamo arrivati a Fiume, a Rieka e a Zagabria; ovunque  abbiamo trovato un’ accoglienza molto calorosa. Gli spettacoli a Belgrado e a Novi-Sad sono stati un grande evento perché eravamo il primo circo occidentale che si esibiva nei paesi orientali. Una grande emozione, pari a quella che provi quando vai a Roma, la città più bella del mondo, dove ci siamo fermati una volta cinque mesi, sempre nella stessa piazza.

4. Quali sono le caratteristiche del suo personaggio ?

Il mio ruolo nel circo era quello dell’Augusto, il personaggio comico, tonto, che poi tonto non è, perché riesce sempre ad ingannare il “bianco”, il vero clown, serio, importante che ai bambini risulta antipatico perché è l’antagonista del Pagliaccio, dell’Augusto, quello con il nasino rosso. Lavoravo con mio figlio, eravamo due “Augusti” e  questa cosa ha avuto molto successo nello spettacolo circense, perché di solito non si trovano insieme due “Augusti”, due buffoni che lottano simpaticamente per divertire i bambini; quindi penso che li abbiamo inventati noi. Poi facevo due attrazioni piuttosto serie.

5. Come organizza la sua giornata qui in Convitto?

La mia vita qui è quella di un “operaio”, però è un lavoro che mi piace molto e faccio volentieri; se non avessi questo lavoro ne inventerei un altro, perché col mio carattere ho sempre voglia di fare qualcosa. Ad ogni modo la mia attività mi sembra una cosa positiva perché sono a contatto con i giovani; al mattino vengo presto, aspetto il fornaio che, prima contattato telefonicamente, mi porta il necessario per preparare le merendine per i ragazzi “in attesa”.

6. Come mangiano i ragazzi?

Direi bene, perché mangiano i panini che faccio io, perché non hanno “vizi” particolari, non fanno delle richieste strane; forse li ho abituati io a questo.

Si accontentano di mangiare una focaccia, una focaccia molto buona, dei panini un po’elaborati che preparo io. A disposizione hanno anche un vasto assortimento di patatine

7. E’ cambiato qualcosa nelle loro abitudini ?

Direi che le abitudini dei ragazzi non sono cambiate per niente da quando li conosco. Dirò di più, quando gestivo il bar esterno, molti di quei ragazzi che avevano terminato il liceo mantenevano l’ abitudine di venire al bar a mangiare ancora i miei panini, che non sono i “classici panini delle scuole”, ma hanno qualcosa in più.

8. Fa qualche altro lavoro oltre al barista ?

Non mi resta molto tempo libero, ma, una volta l’anno organizzo qualche manifestazione di beneficenza. Lo faccio volentieri, perché rivivo la mia vita di clown; sono abbastanza orgoglioso di essermi esibito, ad esempio, al Palazzetto dello Sport a Parma il giorno della Befana, in uno spettacolo ispirato interamente al circo nel quale ho avuto un successo enorme. Ne sono una testimonianza le fotografie e gli articoli entusiasti della Gazzetta di Parma che espongo al bar: 6000 persone sono venute ad applaudirci e questo ci ha reso molto fieri.

9. Cosa le piace del suo lavoro ?

Mi piace soprattutto il contatto con i ragazzi, mi piace la loro opinione; sono contento perché qui dentro ho trovato dei ragazzi bravi, non ho visto mai atti di teppismo, sono ragazzi seri,  mai insolenti, che accettano il dialogo ironico. A me piace scherzare sempre perché io vivo col desiderio di strappare un sorriso; quando i bambini delle elementari entrano per la prima volta al Maria Luigia, cerco di farmeli amici, così come i grandi. Dalle elementari al liceo, cresciamo insieme o meglio, io invecchio, loro crescono ma ho con loro un ottimo rapporto, di amicizia.

10. Vorrebbe modificare qualcosa nell’organizzazione del suo lavoro?

Vorrei poter lavorare solo al piano del bar e non dovere offrire il servizio anche al piano delle medie, il secondo. Purtroppo per la vivacità e la giovane età dei ragazzi, la Direzione ritiene più opportuno che sia io a salire le scale e non loro a scendere.

11. Ricorda qualche studente in particolare ?

Non voglio fare un lungo elenco e non vorrei fare delle preferenze, perché sono sempre stato contento di tutti.

12. Ha avuto visita di personaggi importanti ?

Potrei fare qualche nome di persone molto conosciute in città che venivano al bar anche  dopo aver finito la scuola: i tre fratelli Barilla, i  fratelli Bormioli con la mamma, le sorelle Simonazzi e Balestrieri.